Il carpfishing, la pesca sportiva dedicata alla cattura delle carpe. Ecco cosa sappiamo di questa tecnica e che fino ad ora ci è bastato sapere per dedicarci a questo sport che ci accomuna.

Però, ora ti chiedo, sai da dove viene questa pratica? Pare sia arrivato il momento di parlarne. Ecco perchè oggi voglio raccontarti i natali del carpfishing e tante altre chicche che potrai raccontare ai tuoi amici carpfisher e fare colpo sicuro.

Prima di tutto c’è da dire che la carpa è un tipo di pesce introdotto dall’Asia Centrale circa 10.000 anni fa e che durante la fine dell’era glaciale, questo essere animale ha migrato nel Mar Nero, fino ad arrivare nei fiumi e laghi dell’Europa Continentale circa 8000 anni fa.

Ma la vera e propria pesca delle carpe nasce dopo la caduta dell’Impero Romano, perché venivano utilizzate dai monaci come fonte di cibo.

Coniamo il Carpfishing

 La prima volta che si è sentito parlare di carpfishing, così come noi lo conosciamo, è stato in Inghilterra nel 1428: il clima freddo e le condizioni climatiche hanno permesso l’insediamento di questa specie animale che si è diffusa in modo sporadico e difficoltoso e, con il passare del tempo, sono state sviluppate delle tecniche di pesca, o meglio di esche, utilizzate appositamente per la pesca delle carpe: piselli, mais, legumi, mosche, insetti, zucchero e miele utilizzati in luoghi debitamente pasturati.

Negli anni 60 del ‘900 la pratica del carpfishing viene accelerata grazie alle imprese di Dick Walker, considerato il mito dei carp angler britannici (pescatori di carpe); la sua pesca è ancora annoverata tra quelle che hanno fatto la storia, parliamo, infatti, di una carpa di circa 20 kg.

Ma non possiamo non citare Kevin Maddocks che, insieme a Lennie Middleton, escogitò, nel 1978 in Inghilterra, un sistema denominato hair-rings: una semplice ma rivoluzionaria idea che si basava sul tenere libero l’amo per favorire l’aggancio nella bocca della carpa.

O ancora, Bill Cottam, uno dei personaggi più noti nel mondo del carpfishing, nonché fondatore della società del carpfishing e ancora oggi uno dei più grandi carpfisher del mondo per i suoi 70 e più carpe pescate in diverse acque.

 

Bill Cottam allo stand di DragonBoiles, Carpitaly 2017

 

Alla fine degli anni ’90, la pesca diventa specialistica e da qui ne è derivato uno degli aspetti che più di ogni altro ha determinato gli studi delle esche: la pressione piscatoria. Da questo, nella regione del Kent, iniziano a nascere i primi club ad acque specializzate nella pesca alla carpa. Ma delle esche parleremo più avanti.

Il carpfishing in Italia

 Francesi e Tedeschi si sono uniti al colosso inglese del carpfishing, ma in Italia questa cosa non era possibile: le acque italiane, infatti, non sono uguali a quelle Nord Europee, ecco perché abbiamo dovuto sviluppare nuovi metodi di pesca e di esche.

È il 1987 quando si sente parlare di carpfishing in Italia per la prima volta, grazie alla rivista “Pesca In” che cominciò a pubblicare la traduzione degli articoli di personaggi, di cui avrai sicuramente sentito parlare, come:

  • Andy Little
  • Rod Hutchinson
  • Dunkan Key

Fu proprio questo fenomeno a far innamorare molti pescatori delle carpe che iniziarono la pratica del carpfishing.

Ancora oggi, il carpfishing è uno sport che continua a crescere soprattutto tra i giovani, per il divertimento e le soddisfazioni che regala.

Tutto ciò ha portato, nel tempo, alla creazione di movimenti, associazioni e gruppi che si dedicano a questo tipo particolare di pesca, ma anche a leggi e regolamenti per la buona riuscita di una battuta di pesca, nonché ad aziende specializzate nei prodotti per il carpfishing.

L’evoluzione delle esche per il carpfishing

 Già da quando il carpfishing iniziò a diffondersi in Inghilterra, si cominciò a pensare alle esche migliori per questo sport. Con gli anni, le esche, vengono studiate nell’ottica di soddisfare le esigenze alimentari della carpa (ne abbiamo parlato qui ) studiando libri derivati dall’esperienza giapponese nell’allevamento delle carpe.

L’alimentazione e la nutrizione delle carpe diventano dei riferimenti guida che diedero vita al movimento Big Carp Study Group che si propone di dare risposte scientifiche al problema dell’esca.

Oggi non possiamo non parlare delle Boiles se parliamo di carpfishing: le palline profumate che stanno diventando sempre più comuni e di cui nessun negozio di pesca ne è sprovvisto e che hanno rivoluzionato la metodologia di pesca delle carpe degli ultimi 30 anni.

Esche di forma rotonda di circa 2 centimetri decisamente immangiabili per la loro durezza e consistenza, ciò permette l’innesco con amo libero – e non coperto dalla stessa esca come eravamo abituati a vedere – e la possibilità di lasciare queste esche sui fondali di laghi e fiumi anche per lunghi periodi senza che questi vengano presi da altre specie marine.

Le Boiles possono essere suddivise in due macro categorie:

  • Readymade: esche pronte e confezionate industrialmente
  • Selfmade: esche preparate dal pescatore stesso

Ed è proprio quest’ultima modalità di preparazione delle Boiles che sta prendendo sempre più spazio nella sua produzione ed evoluzione.

Per la buona riuscita di Boiles selfmade, personalmente io utilizzo DragonBoiles, la prima e unica vaporiera elettrica per cuocere boiles perfette in piena sicurezza e in brevi tempi.

Carpfishing significa contatto con la natura, ma anche e soprattutto divertimento e voglia di vincere, ecco perché voglio passarti alcune ricette efficaci per realizzare boiles dall’alto potenziale catturante:

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